Le associazioni degli imprenditori marchigiani del gioco lecito intervengono in previsione della discussione della proposta di legge regionale sul tema. Il possibile azzeramento del comparto comporterebbe un drastico calo occupazionale e il via libera al gioco illegale, spesso in mano alla criminalità. “Chiediamo alle istituzioni più azioni di prevenzione e di sostenere la formazione. Noi lo stiamo facendo da anni” spiegano le associazioni in rappresentanza delle imprese, Assotrattenimento – Confindustria Sit e Sapar Confesercenti.
Un intero comparto rischia di scomparire nelle Marche, è quello degli operatori del gioco lecito e controllato. Quest’ultimi, nel caso in cui il governo regionale adottasse i provvedimenti contenuti nella proposta di legge di prossima discussione in Consiglio, vedrebbero infatti drasticamente ridotte le proprie possibilità di esercizio. E quindi di vita imprenditoriale. “Con questa legge non si riuscirebbe a raggiungere gli obiettivi da essa prefissati, più che condivisibili, come il contrasto al GAP (Gioco D’Azzardo Patologico) e l’estirpazione del gioco illegale, ma si otterrebbe l’effetto di far estinguere lo stesso gioco lecito con pesanti ripercussioni sulla crescita di quello non gestito e controllato dallo Stato sempre più in mano alla criminalità organizzata. Sarebbe inoltre pesantemente colpita la stessa occupazione, basti pensare che, nelle Marche, il settore dà lavoro, direttamente o per indotto, a circa 10mila persone e relative famiglie”, hanno spiegato Paolo Gioacchini e Ilario Luzi, rispettivamente Vice Presidente nazionale di Assotrattenimento – Confindustria Sit e responsabile della delegazione Marche e Presidente della delegazione Marche Sapar Confesercenti. A testimoniare la veridicità di questo scenario lo studio realizzato da un prestigioso studio Associato di Architettura con sede in Veneto che conferma come il reale ambito di suolo regionale giudicato “sensibile” (quindi dove non potrebbero sorgere esercizi ed attività di questo genere), ai sensi del disegno di legge in questione, oscilla tra il 97,5 e il 98%. “Ciò implica un “impatto” espulsivo (e non di mera disciplina) dell’iniziativa legislativa in itinere, idoneo alla cancellazione”, dicono Gioacchini e Luzi.
40 aziende di gestione di apparecchi da gioco lecito con 250 addetti, 138 sale per 900 addetti, 135 sale scommesse e 800 addetti: un bacino significativo che verrebbe a praticamente scomparire. A questo si possono aggiungere le grandi difficoltà cui andrebbe incontro l’indotto economico-commerciale abbinato al funzionamento degli apparecchi da gioco (bar e tabacchi) e quello economico-industriale dei fornitori e dei professionisti collegati a queste attività, per un totale di circa 10 mila occupati circa. Non solo, gli operatori del gioco lecito rappresentano uno storico presidio sul territorio contro la diffusione di strumenti e modalità illecite come testimonia anche la collaborazione abituale con le Forze dell’Ordine e l’Agenzia delle Dogane e Monopoli: eliminando queste “sentinelle”, la proliferazione dell’illegalità appare automatica come confermano del resto molteplici studi sul settore. Dove sono stati applicati provvedimenti di stretta natura proibizionista, si è verificato l’aumento parallelo di utilizzo di apparecchi non controllati dallo Stato, i totem ad esempio. “Occorre fare informazione, formazione e prevenzione”, dicono le associazioni, che elencano le molteplici attività realizzate in questa direzione sul territorio regionale.
“Alcune – spiegano – e qui facciamo alle istituzioni tutto il nostro plauso, sono state anche recepite nelle proposta di legge regionale, come nel caso delle iniziative di formazione degli esercenti e dei dipendenti in sala e quelle relative alla sensibilizzazione, educazione ed informazione”. Altre ancora sono state avanzate al governo centrale e alle amministrazioni locali: la riduzione dell’offerta, l’eliminazione di alcune forme di pubblicità e l’affidamento di maggiori responsabilità a chi offre gioco, come il progetto “Un gioco buono per il territorio”. “Non rappresentiamo quindi una lobby – dicono Gioacchini e Luzi – ma società storiche costituite da soci lavoratori, presenti come soggetti economici attivi sul territorio da decenni, capaci di dare opportunità di lavoro, e portatori di un’idea ed una pratica di gioco responsabile, legittima e legale”.
Di seguito due articoli, uno de “Il resto del Carlino” e uno del “Corriere Adriatico”, che trattano dell’argomento:
Confindustria e Confesercenti: La legge contro il gioco ‘patologico’ toglie lavoro:
Gioco lecito, cancellarlo è un azzardo: