L’incontro del 9 giugno 2015, organizzato da AS.TRO e da S.G.I., si è caratterizzato per una presenza di pubblico straordinaria, probabilmente indotta sia dagli intervenuti a titolo di relatori, sia dal format che ha caratterizzato l’evento. Il 9 giugno scorso, infatti, il settore “non si è limitato a parlarsi addosso”, come spesso accade in manifestazioni allestite senza un preciso perimetro di contenuti da approfondire, ma ha puntualmente perseguito una duplice mission:
a. Innanzitutto si è realizzato un canale informativo, per veicolare ai media l’esperienza da “prima linea” in cui vivono gli operatori del gioco lecito, in un contesto caratterizzato da criticità sempre crescenti, dalle normative locali anti-gioco, al decreto attuativo della legge delega fiscale; i contenuti del convegno, infatti, sono stati ripresi e documentati da Ansa / Agipro / Sole 24 ore/ Libero / il Velino /fai.informazione/ PressGiochi / gioconews / Agimeg / Jamma.
b. Si è poi organizzato un panel tematico attuale e stringente.
Grazie agli interventi degli operatori di settore Paolo Gioacchini, Giovanni Agliata, Massimiliano Orlandini, si sono esplorate sia le criticità gestionali che gli sviluppi tecnologici che interesseranno l’AWP da REMOTO (introdotta dal futuro decreto delegato sul gioco lecito).
Con l’analitica relazione del sottosegretario al MEF, On.le Pier Paolo Baretta, infine, si è percepito il perimetro di risposta che il Governo può attuare nell’ambito del futuro “codice del gioco”.
Rispettando l’ordine degli interventi, si pubblica la relazione di Paolo Gioacchini, a cui la platea ha riservato un lungo ed accorato applauso. Nei giorni successivi saranno pubblicati anche gli interventi di Giovanni Agliata, attinente lo sviluppo tecnologico sulle AWP da remoto, del Dott. Massimo Passamonti, sul ruolo della riserva statale in materia di gioco, del sottosegretario al Mef, in merito ai profili regolatori del futuro codice dei giochi.
Intervento di Paolo Gioacchini,
Amministratore Gmggames s.r.l.,
comitato di presidenza AS.TRO,
consiglio direttivo Sistema Gioco Italia
Non è la prima volta che ci troviamo a parlare del ruolo delle imprese di gestione nel sistema del gioco lecito, ma farlo oggi ha una particolare valenza, in quanto siamo prossimi ad un completo riordino normativo del nostro settore e non abbiamo la certezza che all’interno di esso noi saremo una parte attiva, e il nostro valore imprenditoriale sarà riconosciuto.
Anzi.
Tutte le bozze che sono circolate nei vari siti di settore, compresa l’ultima, lascerebbero intendere che saremmo proprio ai margini (ove strettamente necessari tanto per citare un passaggio più volte ricorrente). Frase, questa, che fa il paio con quella che è comparsa nella relazione tecnica che accompagnava l’emendamento 3.4102 (poi diventato 649) inserito sulla legge di stabilità in cui “nei casi dei noleggiatori di apparecchi e di esercenti presso i quali gli apparecchi sono installati, al compenso non corrisponde una vera e propria attività lavorativa”.
Questo è un vero e proprio paradosso perché dal 2004 ad oggi il gestore è stato indispensabile sotto diversi aspetti. Cito solo i principali:
* Diffusione del gioco lecito attraverso l’acquisto, la collocazione e la manutenzione (compresa dotazione di moneta) degli apparecchi con vincita in denaro;
* Raccolta degli incassi. Su cosa comporta questa particolare attività si potrebbe parlare per ore, ma essendo assai nota a tutti operatori di settore si rischierebbe di togliere tempo agli importanti interventi che seguiranno;
* Creazione e manutenzione della rete di collegamento degli apparecchi;
* Presidio del territorio, in particolare dal punto di vista della costante affermazione e conservazione della legalità;
* Tutte quelle attività che vengono svolte in nome e per conto del concessionario di Stato. Basta leggere un qualsiasi contratto: non sono mai meno di venti.
Per riuscire a fare tutto questo, la maggior parte delle aziende di gestione, nel corso di questo decennio, hanno fatto un percorso di crescita professionale e organizzativa notevolissimo. Hanno investito in consulenze, certificazioni, software, macchinari, hanno assunto manager, ecc., in sostanza sono diventate delle vere e proprie industrie del gioco lecito.
Quelle che ancora non hanno fatto questo tipo di percorso formativo, di fronte ad un nuovo sistema regolato, certo e garantito non si tirerebbero certo indietro, e anch’esse affronterebbero la sfida.
Ecco il paradosso: nonostante quello che abbiamo dimostrato con i fatti e nonostante siamo diventate industrie affidabili e credibili, oggi siamo ad interrogarci quale sarà il nostro ruolo del rinnovato sistema del gioco lecito. Questa incertezza non fa che sommarsi a quella che ha sempre caratterizzato il nostro lavoro.
Qualsiasi imprenditore non si può permettere di non investire perché rischierebbe di rimanere al palo. Tanto più nei settori come il nostro dove l’innovazione tecnologica è molto presente.
Un operatore del nostro settore lo ha sempre fatto e dovrebbe continuare a farlo pur non conoscendo risposte che potrebbero risultare determinanti:
a) probabile impossibilità di esercitare la professione per nuovi dettami governativi (il motivo principale per cui siamo qui riuniti oggi);
b) dove poter installare gli apparecchi e secondo quali orari possono funzionare. Le leggi regionali della Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Piemonte, Veneto ecc. ecc. ne sono tristi esempi;
c) quantità e modalità di installazione degli apparecchi;
d) la tassazione, che non è sempre prevedibile in quanto ogni finanziaria di fine anno viene messa in discussione, e a volte è addirittura insostenibile;
e) totale deregolamentazione sugli aggi esercenti che stanno aumentando di mese in mese;
f) incidenza dell’illegale e della concorrenza sleale.
g) la durata dell’impianto normativo di settore vigente che nel corso degli anni è stato sempre instabile. Ad esempio, e anticipo un argomento che verrà trattato da chi mi seguirà, oggi non si sa bene neanche quali tipo di macchine dovrebbe comprare.
In queste condizioni qualsiasi piano industriale e finanziario è precluso e il gestore onesto che vuole investire non ha alcuna garanzia. Va bene assumersi il rischio d’impresa comune a qualsiasi attività, ma gli operatori del settore del gioco lecito vanno ben oltre.
Altro tema a che sta particolarmente a cuore a me e a tantissime aziende che fanno il mio stesso mestiere è quello dei rapporti con il territorio e della scarsa conoscenza che si ha del nostro lavoro.
I due profili li vedo strettamente legati tra loro.
Noi qui, oggi, abbiamo finalmente la possibilità di confrontarci con i massimi esponenti del governo centrale e dell’Amministrazione Autonoma dei monopoli di Stato, soggetti che conoscono benissimo il nostro (quindi anche il loro) mondo ma questo accade raramente a livello locale, sia con i comuni che con le Regioni.
La conoscenza che c’è sul settore è scarsa, e quando c’è spesso è fuorviante, perché vengono citate stime e non numeri certi (che purtroppo scarseggiano). Si pensi alle stime dei giocatori problematici e malati (da 300 mila a un milione le cifre circolate, mentre quelli in cura presso le strutture sanitarie, come dichiarato nella relazione annuale al parlamento 2014, sono meno di 7000) oppure alla spesa che sosterrebbe lo Stato per la cura dei GAP (in una trasmissione radiofonica è stato dichiarato 32 miliardi di euro !!).
Questa informazione parziale, confusa e non coordinata negli ultimi anni ha generato un meccanismo pericoloso e deleterio secondo il quale l’assessore o il sindaco non riconosce l’operatore di settore un soggetto credibile e affidabile.
A volte penso che ci potrebbero immaginare come dei nomadi giostrai che migrano di città in città (con tutto il rispetto che merita questa categoria) oppure a piccoli artigiani che lavorano sotto il garage di casa o, peggio ancora, come soggetti di malaffare che girano armati o con la scorta. Basta vedere cosa ha pubblicato una rivista diffusa all’interno di una catena di negozi specializzata in articoli per la casa (quindi dove il target sono le casalinghe).
Ecco perché vedo l’ignoranza (nel senso letterale del termine) sul nostro settore strettamente legata ai scarsi rapporti con gli enti locali: senza un interlocuzione seria persistono elementi di incomprensione basilari per un confronto; ad esempio si ignora la differenza tra due prodotti di gioco come le AWP e le VLT.Apparecchi solo apparentemente uguali ma governati da dinamiche di gioco, di funzionamento, di tassazione e di allocazione molto diversi. Senza conoscenza non si può legiferare correttamente (vale a dire provvedimenti che prestano il fianco a ricorsi), non si può fare informazione corretta, non si può fare formazione e, soprattutto, non si può fare prevenzione.
Nei casi in cui, come nel caso di oggi, questo muro fatto di pregiudizio e diffidenza viene abbattuto e ci si siede al tavolo ci si rende subito conto che il settore è complesso ma al tempo stesso è di primaria importanza sotto diversi aspetti:
* del rispetto della legalità: il nostro settore “chiude i rubinetti” alla criminalità organizzata;
* dell’occupazione con più di 15 mila occupati stimati per la categoria dei gestori e più di 100 mila per tutto l’indotto;
* del gettito erariale generato con gli 8 miliardi circa di raccolta netta annua per lo Stato.
E’ altresì evidente che nella sua complessità il settore ha anche delle criticità che noi per primi abbiamo riconosciuto e che abbiamo tutto l’interesse per risolverle:
1. Persistenza dell’illegalità sia come prodotti (in particolare quelli collegati alla rete) che come operatori che possono esercitare la professione (i requisiti per fare il nostro mestiere sono troppo blandi). E’ scontato ma importante dire che l’illegale è il primo nemico dell’operatore onesto
2. Offerta eccessiva di gioco e possibili conseguenti problemi di Gap;
3. Eccessiva offerta di pubblicità (spesso ingannevole);
4. Presenza, seppur quasi irrilevante nel settore delle AWP, del gioco minorile;
Quattro punti non a caso contenuti nel piano regolatore di Sistema Gioco Italia (sottoscritto da As.Tro) che è stato presentato già da molto tempo sia alla politica che alle parti sociali interessate al nostro mondo (si pensi ad esempio al confronto avuto con la campagna Mettiamoci in Gioco).
Quando si comprende che le parti non sono su fronti contrapposti e che su questi temi il settore si è mosso addirittura prima del legislatore, allora viene naturale condividere informazioni per poi fare “gioco di squadra” mettendo in campo quelle iniziative che sfruttino anche la conoscenza del settore, la forza distributiva e il rapporto con i punti/giocatori che solo il gestore può vantare.
In queste condizioni è possibile:
* fare provvedimenti legislativi utili e non in contrasto a dettami nazionali;
* autoregolamentare la pubblicità;
* ridurre l’offerta;
* tenere corsi di formazione agli esercenti;
* diffondere nei punti di offerta di gioco e nelle scuole di una corretta informazione;
Diverse di queste iniziative sono state messe in campo in primis da ASTRO: si pensi alla diffusione nei punti di offerta di gioco della rivista INFOGAMING e del decalogo del giocatore responsabile oppure al progetto GIOCA INFORMATO che prevedeva test di autovalutazione dei giocatori e formazione dei preposti di sala.
In conclusione posso affermare che il settore dei gestori qui oggi rappresentato, anche in occasione della delicata fase che ha preceduto il primo versamento da parte dei concessionario dell’onere richiesto dalla Legge di Stabilità 2015 ha già dimostrato di aver un elevatissimo senso di responsabilità guadagnandosi quella credibilità necessaria che vorremmo sia riconosciuta anche nei prossimi provvedimenti legislativi.
Aggiungo che per noi essere riconosciuti dal punto di vista giuridico non significa “solo” affrontare il futuro con meno incertezze e paure, per noi significherebbe acquisire quella dignità imprenditoriale che nel corso degli ultimi anni troppo spesso e in maniera impropria è stata messa in discussione.
Io e tanti miei colleghi non possiamo aver paura che i nostri figli in età scolare si vergognino di dire al maestro o ai compagni di classe che mestiere fa il loro papà!
Non possiamo aver timore di dire che lavoro facciamo! Noi lavoriamo CON e PER lo Stato: dobbiamo esserne orgogliosi e vogliamo che ci venga riconosciuto!
Grazie a tutti per l’attenzione